Pur quanto siamo tutti di certo abituati ad interfacciarci ed aver a che fare con un mondo in tre dimensioni, l’arrivo del 3D, prima nelle sale cinematografiche e poi in tante altre applicazioni ed attrazioni, ha incredibilmente cambiato il nostro approccio col mondo video visivo.
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Il mondo del 3D
Sin dagli anni venti infatti, grazie alle conoscenze dei registi, esperimenti e particolari tecniche di ripresa, il pubblico ha potuto sperimentare questa nuova tipologia di proiezione, che ai giorni nostri è diventata una vera e propria attrazione per grandi e piccini.
Il più classico metodo per ottenere questa illusione di tridimensionalità, è da sempre stato quello dell’anaglifo, che analizzeremo dopo, supportato dai classici occhiali distribuiti fuori dalla sala o prima dello spettacolo che tanto stavamo aspettando. Per cui senza voler perdere altro tempo, analizziamo questa pietra miliare del cinema.
Cosa sono gli Occhiali 3D Anaglifici
Dai tempi della scoperta del 3D, vi è stata una notevole evoluzione di quest’ultimo, che ha beneficiato di varie scoperte e migliorie in ambito tecnico e visivo. Si è passato dal già citato anaglifo all’alternate image, fino ad arrivare al polarizzato e al metodo Pulfrich.
Ovviamente la metodologia più moderna resta senza dubbio la migliore, ma non per questo bisogna trascurare le altre. Il cuore di ogni appassionato infatti, sarà sempre strettamente legato ai più classici occhiali 3D le cui lenti erano fornite di due diversi colori, permettendoci di godere di quella che era un’esperienza rara e preziosa. Stiamo ovviamente parlando degli occhiali 3D anaglifici, diventati nel tempo un vero e proprio simbolo del mondo tridimensionale.
Per chi ha avuto la sfortuna di non aver potuto testare con i propri occhi questo strumento tanto noto, ve lo spieghiamo subito. Questi occhiali, per la maggior parte delle volte in cartone, ma anche in plastica, sono dotati di due “lenti” dette anche filtri in gelatina rossa e ciano. Dato il loro basso costo ed uso intuitivo, sono da sempre stati la prima scelta di ogni cinema per le proprie proiezioni, anche perché legati in maniera irreversibile alle tecniche di ripresa utilizzate. Inutile dire che ogni cinema li ha poi personalizzati a modo suo, creando un vero e proprio fenomeno cult, differenziandoli per sala cinematografica e pellicole proiettate, anche a seconda degli eventi legati alla proiezione.
Alcuni di questi pezzi sono infatti diventati delle vere e proprie rarità, pezzi della storia del cinema a cui ogni appassionato ambisce. Col passare del tempo gli occhiali e la tecnologia utilizzata si sono certamente evoluti, stampando però il ricordo dei vecchi occhiali anaglifici nel cuore di chiunque, trasformandoli in uno dei tanti simboli del cinema, insieme ai pop corn. C’è poi un altro discorso da affrontare, ovvero come funzionano questi occhiali, e in che modo possono dar vita alla magia del cinema 3D, domanda che molti si sono posti almeno una volta nella vita, e che senza ulteriori indugi andremo ad affrontare, diradando ogni vostro dubbio.
La tecnologia degli Occhiali 3D Anaglifici
Ora che abbiamo analizzato la storia e le caratteristiche di questi famosi occhiali, andremo a vedere quella che è invece la tecnologia che rende possibile la nascita del mondo tridimensionale che ha appassionato tutti noi.
Il principio sul quale si base la visione tridimensionale, è quello delle stereoscopia e visione binoculare. Per poter ottenere l’effetto del 3D, è infatti necessario riprendere la scena o il soggetto che ci interessa tramite due diverse cineprese, parallele tra di loro e con un’inquadratura leggermente distante l’una dall’altra (sull’ordine dei centimetri, dai cinque ai sette), caratterizzate da due diversi colori, rappresentati nella maggior parte delle volte dal rosso e dal ciano.
Anche il lavoro necessario per ottenere questo effetto è andato evolvendosi nel tempo, passando da una ripresa tramite lenti colorate o filtri, fino all’odierna post produzione, dove la maggior parte del lavoro è eseguito in fase di montaggio, manipolando lo spettro cromatico dell’inquadratura. Una volta ottenute le due pellicole di colore complementare (solitamente rosso e ciano), esse vengono impresse sulla stessa pellicola e proiettate sul grande schermo, o sul televisore di casa nostra. Il vero lavoro viene poi compiuto dagli occhiali e dal nostro cervello. Ciò che fanno le lenti degli occhiali anaglifici è permettere la visione della rispettiva immagine cromatica complementare. Per esempio, la lente rossa, posta sull’occhio sinistro, ci permette di filtrare l’inquadratura di colore ciano e viceversa, permettendoci di ottenere il famoso effetto tridimensionale.
Adesso invece entra in gioco il nostro cervello, che ragione in maniera particolare. Essendo che le inquadrature sono leggermente distanziate l’una dall’altra, utilizzando gli occhiali riusciamo a filtrare i classici “contorni” colorati di cui le immagini tridimensionali sono provviste. Attraverso questo procedimento, il cervello riconosce la distanza tra le inquadrature e ragiona come se questa distanza vada colmata attraverso l’ausilio della vista, interpretando la differenza visiva come distanza tra i soggetti in primo piano. In questo modo si va a creare una vera e propria immagine stereoscopica, senza ausilio del visore, che permette ad ogni occhio di elaborare l’immagine interessata a seconda del colore della lente, creando il famoso effetto 3D.
Il metodo col quale queste immagini di diverso colore sono ottenute, come già accennato, può essere ottenuto tramite l’ausilio di un filtro fotografico oppure durante la stessa stampa della pellicola. Si può ottenere lo stesse effetto anche utilizzando un filtro nel momento della proiezione, anche se non è consigliato in quanto potrebbero presentarsi eventuali problematiche o imprevisti durante lo spettacolo.
In seguito a quello che è stato il vero e proprio boom del 3D intorno agli anni cinquanta, vi è stata ovviamente una grande evoluzione della tecnologia tridimensionale, sia nell’ambito della ripresa, che nell’ambito degli occhiali, sviluppati addirittura tramite i cristalli liquidi. Ma ovviamente, tramite il mondo del web, molti hanno riscoperto questa vecchia metodologia, sperimentando e provando a replicare questa tecnica, creando dei piccoli o più lunghi filmati che tutti noi possiamo liberamente reperire. Basta solamente acquistare un paio di occhiali 3D anaglifici, che si possono trovare ovunque ed a prezzi davvero bassi.
Come si usano gli Occhiali 3D Anaglifici
Dopo aver analizzato quella che è la storia, caratteristiche e tecnologia dietro gli occhiali anaglifici 3D, andremo a vedere quello che è invece il loro utilizzo, e cosa questo comporta. Parrebbe scontato dire che per poterli utilizzare bisogna indossarli, ma non risulta essere un’azione del tutto scontata.
Bisogna infatti posizionare le lenti in maniera perpendicolare allo schermo, così da poter godere della più vasta gamma cromatica possibile. Uno dei principali svantaggi dei vecchi occhiali anaglifici è infatti il difetto legato alla scarsa visibilità di tutta la gamma cromatica dell’immagine, soprattutto a causa del rosso, che tende ad essere un colore predominante che peggiora la visione dei colori più “deboli”.
A tal proposito infatti, la contrapposizione con il ciano potrebbe occasionalmente procurare effetti 3D scarsi, soprattutto in scene dove il carico di colori saturi è maggiore. Proprio per questa ragione, l’uso della tecnica tridimensionale è estremamente più performante su pellicole in bianco e nero, dove il carico cromatico è nettamente inferiore e abbiamo la possibilità di godere al meglio dell’effetto 3D.
Altra problematica che colpisce molte persone è la mancata correzione delle diottrie negli occhiali anaglifici, che non permette spesso a chi affetto da miopia più o meno grave di godere dello spettacolo. Sono stati poi col tempo sviluppati ovviamente anche occhiali per correggere la vista e contemporaneamente godersi lo spettacolo, in modo da non limitare il pubblico. Altra soluzione può però essere anche quella di utilizzare gli occhiali anaglifici insieme a quelli da vista, in modo da aggirare il problema, in quanto gli occhiali 3D funzionano solo da filtro. Proprio per tale ragione è consigliabile porre gli anaglifici sopra i nostri occhiali da vista, così che non siano neanche fastidiosi.
Bisogna poi dire che l’uso degli occhiali e visori virtuali non si limita solamente al cinema, ma anche al mondo cartaceo. Ci sono numerosi fumetti o libri, con occhialini già allegati, che sfruttano la tecnica anaglifica per ottenere l’illusione tridimensionale, i cosiddetti fumetti stereoscopici, che spopolarono nei primi anni 60, alimentando la passione di molti nei confronti del mondo tridimensionale e supportandone lo sviluppo che ha portato ai prodotti e tecniche odierne.
Per cui, il mondo del 3D ha di certo cambiato molto quello che è il mondo dell’intrattenimento e non solo. Tutti si sono lasciati affascinare da questa strana illusione, e sono ancora tante le applicazioni nel nostro tempo. Ci basta solo cercarle, e potremmo beneficiare di questa stupenda tecnica ancora una volta.